C’è un guerriero antico e solitario che vive sulle alte cime dove nessun’altra specie arborea riesce a crescere, è il pino loricato.

Identificato per la prima volta nel 1864 come Pinus leucodermis, il pino loricato è un fossile vivente che si è adattato riuscendo a vegetare al di sopra del limite della faggeta, fino a 2200m s.l.m. E Il Parco nazionale del Pollino, situato tra Basilicata e Calabria, è l’unico ambiente dell’Europa occidentale in cui è possibile imbattersi in questo particolarissimo albero. Da quando ho conosciuto questa conifera secolare grazie a mio zio Luigi, ritorno spesso sulle alte cime del Parco per contemplarla (e ogni tanto scriverne sul mio blog www.wildforever.it). Questo raro scrigno di wilderness è per me un rifugio spirituale. Solo pastori e boscaioli inizialmente erano a conoscenza di questi grossi pini in cima alle montagne nel meridione d’Italia. Il loro legno, pregiato e impregnato di resina, veniva impiegato per costruire bauli resistenti alla salsedine e usati durante la navigazione per raggiungere le Americhe da parte dei nostri emigranti. Con la bella stagione, di giorno visito le cime del parco (Serra del Prete, Monte Pollino, Serra Dolcedorme, Serra delle Ciavole, Serra di Crispo). I percorsi per salire sono vari ma quello più semplice a mio parere parte da Colle dell’Impiso. Una volta arrivato ai piani di Pollino da Colle dell’Impiso si sceglie la cima da visitare e si godono paesaggi straordinari su cui si stagliano i pini loricati dalle forme più svariate. Mentre visito le cime, faccio caso ai pini che mi ispirano di più, così quando arriva la notte, dopo le nove e mezza, ritorno nei punti che ho scelto e immortalo questi guerrieri insieme a fiumi di stelle e a tante stelle cadenti. La notte passa velocemente, lo spettacolo è divino.

Se il leucodermis viene oggi chiamato “loricato”, lo si deve al calabrese Longo che notò come le placche poligonali presenti nella spessa corteccia degli esemplari adulti ricordino con decisione la “lorica”, una corazza tipicamente in uso nelle legioni dell’antica Roma.

Nel Parco del Pollino sono ancora numerosi i pini loricati, tra questi vi è il “simbolo” stesso del Parco, ispiratore del logo, ribattezzato da tutti “Zì Peppe”, purtroppo vigliaccamente bruciato da chi “il parco” non lo voleva. Ora giace tra Serra delle Ciavole e Serra di Crispo, chino su sé stesso, ormai morto e pietrificato dalla resina, testimone silenzioso della follia degli uomini.

Un altro antichissimo abitante del parco, forse l’albero più longevo d’Europa, è “il Patriarca”, che si stima avere 950 anni. Ha un diametro superiore a 2 metri e si eleva maestoso aggrappato alle rocce, sfidando nei secoli i venti e le tempeste.

Le presenze vegetali non sono naturalmente le uniche ad abitare questi splendidi paesaggi incontaminati. Anche numerosi animali trovano rifugio nel Parco Nazionale del Pollino, numerosi quanto elusivi. In passato decisamente numeroso, ad esempio, il grifone (Gyps fulvus) dalla metà del secolo scorso si è quasi estinto in Italia, ritornando poi a nidificare grazie a progetti di reintroduzione, come quello avviato proprio qui. Non è troppo raro per fortuna oggi vedere nel parco volteggiare questo accipitride dagli inconfondibili colori e dalla testa dal piumaggio leggero, in cerca di carogne.

Più delicata invece la situazione del capovaccaio (o avvoltoio degli Egizi, Neophron percnopterus), che nel silenzio di molti si sta inesorabilmente avviando all’estinzione. Oggi una coppia nidifica nel parco in maniera stabile ogni anno, un caso rarissimo in Italia (di una di queste coppie abbiamo parlato qualche tempo fa qui su Animal Trip nella speranza che la visibilità possa aiutare ad affrontare efficacemente il problema).

Altra chicca che riserva il Parco, questa per fortuna facilissima da avvistare, è lo scoiattolo nero meridionale (Sciurus meridionalis), da poco classificato come specie indipendente! Di colore nero con ventre bianco, è molto diverso dal più comune scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) che ha una colorazione dal rosso-arancione al bruno scuro ed è presente in tutto il resto d’Italia. Grazie a un approfondito studio genetico si è scoperto che la popolazione presente in Calabria e Basilicata non è una sottospecie di quella europea come si riteneva. Ma non è certo tutto qui: rettili, anfibi, rari insetti (come il Buprestis splendens, uno dei coleotteri più rari d’Europa, o la Rosalia alpina) fanno del Parco Nazionale del Pollino un tesoro di biodiversità da salvaguardare in ogni modo.

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